L’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con l’Unione degli Architetti di Bulgaria – Sezione di Varna e l’Università Libera di Varna “Chernorizets Hrabar”, hanno il piacere di presentare a Varna un progetto espositivo di design italiano.
Già Prof. Ordinario di Design degli Interni, Presidente dei Corsi di laurea in Arredamento, Interni Architettonici e Design dell’Università Federico II di Napoli, Agostino Bossi tiene una conferenza per il pubblico bulgaro e presenta la mostra pannellare di prodotti di design italiano dagli anni ’40 agli anni ’90 del Novecento presso lo UAB-Varna.
Noti internazionalmente sin dal primo dopoguerra, fra gli anni Cinquanta e Novanta del XX secolo, i progettisti italiani si specializzano anche come designer, spaziando dall’interno domestico alla metropoli. “Dal cucchiaio alla città” è la nota espressione, attribuita a Ernesto Nathan Rogers (1946), con cui sintetizzare la capacità italiana di creare bellezza in quel fecondo cinquantennio. Gli oggetti che furono prodotti, prevalentemente in serie, spaziano dell’elemento minuto destinato all’interno architettonico, all’infrastruttura e all’arredo della città. Per quegli anni il design italiano può essere descritto come una luminosa parabola, un arco temporale e inventivo che ha il suo incipit nel fenomeno del boom economico caratterizzato da un’industria fiorente, un’imprenditoria innovativa, un’intelligenza culturale e sociale; il suo apice nel riconoscimento e nella diffusione internazionale della sua produzione; e infine un punto d’arrivo in coincidenza con il cambiamento strutturale del settore merceologico, l’avanzamento della lean production prima e della delocalizzazione poi. Con l’avvento massivo dell’informatica, della società della comunicazione e dei processi di globalizzazione, si aprirà una nuova era e l’italianità del design sarà frutto di apporti interdisciplinari e commistioni culturali.
La mostra INT/ESTerno: Il design italiano fra gli anni ’40 e ’90 del Novecento presenta una selezione di immagini di prodotti di quel prospero periodo attraverso la capacità creativa dei designer italiani di progettare oggetti sia per gli ambienti privati che per lo spazio pubblico, secondo una prospettiva che ha nel riconoscimento della civitas – l’insieme dei cittadini (diverso della urbs, la città intesa come complesso di edifici e mura) – il suo maggiore impegno etico: prodotti per le persone, nella casa, negli ambienti pubblici, nella città. Fra il 1950 e il 1990, il design italiano ha messo al centro del suo progetto, insieme alla ricerca della bellezza, della perfezione tecnica ed esecutiva, l’essere umano, con sensibilità, rigore e, spesso, molta ironia.