Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

Giornata della memoria

In occasione della Giornata della Memoria, per commemorare le vittime dell’Olocausto, l’IIC presenta la proiezione del documentario “Testimoni dei Testimoni”, realizzato da Studio Azzurro per la Farnesina, da un’idea degli studenti dei Viaggi della Memoria.

Il documentario è disponibile sulla piattaforma Vimeo al seguente link:

https://vimeo.com/499141034/3768804aa4

 

 

Il percorso sensibile realizzato a Palazzo delle Esposizione nel 2019 nasce dall’idea progettuale di alcuni studenti che hanno partecipato al Viaggio della Memoria ad Auschwitz e dalla volontà del Comune di Roma. Generazione Testimoni è il nome che si è dato questo gruppo di giovani molto motivati che, al momento dell’incontro con Studio Azzurro, avevano ipotizzato un percorso esperienziale da proporre al pubblico per sperimentare nuovi linguaggi al fine di risensibilizzare coscienze. Generazione Testimoni nasce per prendersi carico della trasmissione della memoria dei testimoni sopravvissuti ai campi di sterminio, affinché l’espressione “per non dimenticare” non si riduca a una formula di consolazione. Dopo il primo Viaggio della Memoria, il gruppo decide di ripetere l’esperienza e di affiancare gli anziani Testimoni nel raccontare “quello che è stato”. La mostra nata dall’incontro di Studio Azzurro per gli spazi di Palazzo delle Esposizioni, si costituiva di più ambienti installativi al cui centro sono state poste le voci dei Testimoni sopravvissuti e le testimonianze dei giovani, i “Testimoni dei testimoni”.

Gli ambienti realizzati hanno costituito per Studio Azzurro un momento di ulteriore riflessione: come raggiungere la sensibilità delle persone che sarebbero entrate in quello spazio? Come non investirle con la scioccante visione del già conosciuto, con il rischio di assecondare l’assuefazione all’orrore? Come “autenticare” nuovamente quelle immagini forse mai realmente “guardate” eppure viste molte e molte volte? Nel linguaggio sviluppato da Studio Azzurro è frequente il ricorso all’asincronia e all’associazione inattesa tra immagine e suono. In questo lavoro abbiamo sentito la necessità di sospingere al limite questa possibilità, fino a rinunciare completamente alla corrispondenza tra sonoro e visivo. La scelta, avvenuta durante il processo di elaborazione dei documenti e di definizione degli ambienti, ha portato ad alcune sperimentazioni sonore e ad altrettante soluzioni visive che vedevano il visitatore sporgersi su un territorio di incontro ravvicinato ma sempre “mancante” di una parte del messaggio. Proprio quella apparente “mancanza”, ha permesso di sviluppare racconti audio, apparizioni fotografiche e sequenze video in una relazione inedita e per questo adatta, crediamo, a restituire la condizione aurorale a quei documenti così intimi necessariamente “esposti” a tutela della memoria.

Il documento video qui proposto si fa carico di più forme di memoria, le intreccia in un tessuto stratificato, simile a quello con cui si costruisce “naturalmente” la memoria personale di ognuno: immagini mute che si incaricano di mostrare il punto di non ritorno dell’incontro con la realtà indicibile di ciò che è stato, con il visibile ma anche con l’invisibile, custodito dalle voci dei testimoni sopravvissuti, tra cui i citati Sami Modiano e Tatiana Bucci, che, insieme ad altri, hanno fisicamente incontrato gli studenti nei Viaggi della Memoria. Essi ci porgono quello che non abbiamo potuto vedere e che, senza le loro voci spezzate, si sarebbe perduto nel vischioso lago della dimenticanza. A fare da controcanto, le voci e i volti degli studenti di oggi che dichiarano la loro intenzione di salvarci proprio dalla letale dimenticanza di quanto accaduto, consapevoli che solo con l’assunzione della memoria di chi ha vissuto si può tentare di dare forma e sostanza all’azione quotidiana che costruisce una possibilità di futuro che non replichi “quello che è stato”.

Il documento video si apre con un’immagine aerea del “complesso di Auschwitz”: 3 campi maggiori, 47 sottocampi per 40 chilometri quadrati. Una grande macchina, strutturata con diligente e geometrica precisione. Salgono dal silenzio voci acclamanti, con un ritmo uguale a quello di un treno che corre. È il ritmo esaltato di folle esultanti per i discorsi di Hitler e di Mussolini. Siamo sul treno per Auschwitz e sulla voce di Hitler che si allontana, entriamo nel campo e troviamo invece le voci dei testimoni sopravvissuti. Lacerti di memoria, dolorosi, insopportabili, emergono dalle immagini insieme ai dati essenziali che danno la misura della “macchina da sterminio”. Le immagini diventano paradossali diapositive in movimento, difettose nel mostrare nel momento vuoto quello che non si vorrebbe vedere e si inceppano infine su due gemelle, sui loro sguardi che interrogheranno per sempre chi le guarda. I volti dei Testimoni dei testimoni tornano e si soffermano su dettagli più quotidiani, quelli che quasi miracolosamente consentono di approssimarsi, almeno con i sensi dell’immaginazione, alla memoria dell’altro.

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura
  • In collaborazione con: Studio Azzurro